giovedì 8 maggio 2008

IMBRANATA

Se davvero ci sono dei satelliti-spia che ci osservano dall'alto, ieri sera verso le nove qualcuno ha gran riso alle mie spalle: con i jeans calati alle ginocchia, ho inciampato e sono caduta rovinosamente (le mani continuavano imperterrite a tenere i pantaloni, ignare di quello che stava accadendo e delle possibili conseguenze per la parte superiore del corpo) di faccia sullo spigolo verticale della libreria! Per alcuni minuti ho pensato di essermi rotta lo zigomo o il condilo della mandibola - e mi sono immaginata in classe con una adorabile museruola, oggetto di scherno per tutti i preadolescenti della scuola -, invece ho solo scoperto che si può avere un grosso e doloroso bernoccolo anche sul viso, proprio vicino all'orecchio...
Ma che male.

Oggi, nell'ora di narrativa, per spiegare perché il nome "eco" sia femminile, ho raccontato il mito di Eco (Zeus intriga molto i miei alunni, che gli rimproverano sempre le infedeltà...):
Zeus si avvaleva dell'abilità della ninfa Eco di ammaliare con le parole per distrarre Era e poterla così tradire con le altre ninfe. Era, scoperto l'inganno, punì Eco togliendole la possibilità di parlare autonomamente: ella poteva, quindi, solo riferire le parole che gli altri pronunciavano. La ninfa, innamoratasi di Narciso, non riescì a conquistarlo proprio a causa dell'impossibilità di parlare e, disperata, trascorse il resto della sua vita in valli solitarie, gemendo d'amore e rimpianto, finché di lei rimase soltanto la voce.

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