Ho finalmente trovato un soprannome per L'ultimopiero!
Dopo aver conversato di premi Nobel, mi è tornata tra le mani (mi sono fatta tornare tra le mani) una poesia di Wislawa Szymborska:
- Io, tarsio, figlio di tarsio,
nipote e pronipote di tarsio,
piccola bestiola, fatta di due pupille
e d'un resto di stretta necessità;
scampato per miracolo ad altre trasformazioni,
perché come leccornia non valgo niente,
per i colli di pelliccia ce n'é di più grandi,
le mie ghiandole non portano fortuna,
i concerti si tengono senza le mie budella;
io, tarsio,
siedo vivo sul dito d'un uomo.
Buogiorno, mio signore,
che cosa mi darai
per non dovermi togliere nulla?
Per la tua magnanimità con che mi premierai?
Che prezzo darai a me, che non ho prezzo,
per le pose che assumo per farti sorridere?
- Il mio signore è buono -
il mio signore è benigno -
chi ne darebbe testimonianza, se non vi fossero
animali immeritevoli di morte?
Voi stessi, forse?
Ma ciò che già di voi sapete
basterà per una notte insonne da stella a stella.
- E solo noi, pochi, non spogliati della pelliccia,
non staccati dalle ossa, non privati delle piume,
rispettati in aculei, scaglie, corna, zanne,
e in ogni altra cosa che ci venga
dall'ingegnosa proteina,
siamo - mio signore - il tuo sogno
che ti assolve per un breve istante.
Io, tarsio, padre e nonno di tarsio,
piccola bestiola, quasi metà di qualcosa,
il che comunque è un insieme non peggiore di altri;
così lieve che i rametti si sollevano sotto di me
e da tempo avrebbero potuto portarmi in cielo,
se non dovessi ancora e ancora
cadere come una pietra dai cuori
ah, inteneriti;
io, tarsio,
so bene quanto occorra essere un tarsio.
Il primate più piccolo del pianeta, il tarsio, un animaletto di proporzioni minuscole (solo pochi centimetri di altezza) che vive unicamente in Asia. Grande quanto una mano umana, ha occhi grandissimi rispetto al suo corpo, tanto da poter essere soprannominato “gremlin” (a confronto, noi avremmo delle noci di cocco al posto degli occhi!).
Perfetto.
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