«Non è come nei film. Il cannone non fa: bum. Troppo distante dalle trincee. Il cannone fa piuttosto un brontolio, un rombo lontano, poi un sibilo sempre più forte, più vicino. Il proiettile sta per arrivare. A volte non esplode subito. Altre volte non esplode mai. E' la lotteria della morte.»
(Carlo Orelli,1894-2005, combattente e reduce della Grande Guerra)
In questi giorni ricorrevano un paio di anniversari "storici" (Battaglia di Caporetto e Battaglia di Vittorio Veneto), debitamente "festeggiati" da un pugnetto di dottorandi storici contemporaneisti che hanno di queste manie di ricordare... E proprio domenica, a 110 anni appena compiuti, è morto Delfino Borroni (1898-2008), l’ultimo reduce italiano della Grande Guerra e l’ultimo cavaliere di Vittorio Veneto:Concludo il post con le parole di Emilio Lussu:Il tenente colonnello parlava lentamente, e beveva lentamente. Beveva a sorsi, come si centellina una tazza di caffè.
«Io mi difendo bevendo. Altrimenti, sarei già al manicomio. Contro le scelleratezze del mondo, un uomo onesto si difende bevendo. È da oltre un anno che io faccio la guerra, un po’ su tutti i fronti, e finora non ho visto in faccia un solo austriaco. Eppure ci uccidiamo a vicenda, tutti i giorni. Uccidersi senza conoscersi, senza neppure vedersi! È orribile! È per questo che ci ubriachiamo tutti, da una parte e dall’altra. [...] Se tutti, di comune accordo, lealmente, cessassimo di bere, forse la guerra finirebbe. Ma, se bevono gli altri, bevo anch’io. Non è l’artiglieria che ci tiene in piedi, noi di fanteria. Anzi, il contrario. La nostra artiglieria ci mette spesso a terra, tirandoci addosso. Abolisca l’artiglieria, d’ambo le parti, la guerra continua. Ma provi ad abolire il vino e i liquori. Provi un po’. Si provi. [...] Nessuno di noi si muoverà più. L’anima del combattente di questa guerra è l’alcool. Il primo motore è l’alcool. Perciò i soldati, nella loro infinita sapienza, lo chiamano benzina.»